giovedì 17 marzo 2011

Primo post

Sarebbe bello e stimolante se si riuscisse a porre spontaneamente delle domande sull'argomento, da parte dei partecipanti, dandoci poi noi tutti la possibilità di risponderci e di confrontarci nelle risposte.
Ma immagino anche che forse, per un blog appena aperto, potrebbe essere troppo pretenzioso.
Penso così che possa essere utile iniziare ponendo una domanda io stesso senza sbilanciarmi e restando molto sul "generico" cercando così, come è intento del blog, di andare a cogliere quello che può essere il luogo comune, ma anche il pensiero comune.
Cosa pensate quando si parla di psicoanalisi o più semplicemente di analisi?

2 commenti:

  1. Conobbi la parola psicoanalisi in modo superficiale
    al tempo della prima lettura de "La coscienza di Zeno"
    di Italo Svevo, mentre frequentavo il primo anno delle scuole
    superiori. Qualcosa dentro di me, a livello inconscio, mi faceva
    supporre che un giorno avrei avuto bisogno di questa scienza.
    Sfortunatamente, questo mio interesse si tradusse in un problema
    di salute e non in uno sbocco professionale.
    Il mio interesse per la scienza psicoanalitica divenne claustrofobia
    nelle fasi più acute della psicosi.
    Mi resi contro che il mio problema andava curato dai medici ed acconsentii di
    buon grado ad una terapia farmacologica. L'ansia che mi affliggeva fu contenuta
    e compresi anche che la psicoanalisi, in una fase successiva, avrebbe migliorato
    la mia prognosi. Ricominciai a leggere libri su questo argomento.
    Provai a scrivere un romanzo psicoanalitico, una "storia di guarigione", anche se
    di guarigione completa non posso ancora parlare, dal titolo "Quella gran luce
    sulla via di Damasco". Il libro racconta la storia della mia famiglia a partire dagli
    anni della seconda guerra mondiale e, tra le righe, descrive l'esperienza che ho avuto
    con i testimoni di Geova, movimento di cui i miei genitori sono adepti da molto prima
    che io nascessi e che io ho abbandonato superando l'immensa paura di perdere l'affetto
    e la stima di parenti e amici di una vita intera. Senza la psicoanalisi, che mise ordine
    nelle mie idee, non avrei mai avuto il coraggio di fare una scelta così forte e allo
    stesso tempo risolutiva. Gli psicofarmaci non sarebbero mai bastati a tale proposito.
    Ora la psicoanalisi per me non è più ispiratrice di curiosità e timore ma un valido strumento
    per analizzare in maniera critica e razionale e risolvere i problemi relativi a vita affettiva e relazioni
    sociali.

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