giovedì 24 marzo 2011

L'interpretazione dei sogni

Interpretare un sogno, diversamente da come si crede, è un lavoro molto complesso ma soprattutto particolare. Sicuramente non è cosa da fare su due piedi come spesso ci si richiede, ma d'altra parte la poca informazione che c'è sull'argomento giustifica certe aspettative.


Vediamo che se il dare un significato ad un sogno non è cosa possibile, è perché il sogno ha un senso legato a tante condizioni. Ha un senso a seconda del motivo che ci spinge a raccontarlo, a seconda del momento in cui lo si racconta, ma anche a seconda della persona cui lo si confida.
Esiste sicuramente un simbolismo, un insieme di codici legati ai sogni che permette di "decifrarli" in modo molto generico, ma mi sento di dire tranquillamente, che riuscire a dare un senso ad un sogno durante una (o più!) sedute di analisi non è paragonabile lontanamente a quella che può essere un'interpretazione basata sul simbolismo.


Nella relazione che si stabilisce con il proprio analista durante l'analisi, si ripropongono la maggior parte dei nostri aspetti consci e inconsci; l'analista stesso ci aiuta a vederli laddove noi non riusciamo spontaneamente  ed in virtù di questo, i nostri sogni hanno lì, NELLA SEDUTA DI ANALISI, un valore che non riuscirebbero ad avere in un'altra situazione proprio perché viene messo in gioco il nostro "sentire" in modo più ampio.

lunedì 21 marzo 2011

Ai tempi di Freud...

Ai tempi di Freud l'analisi non era la stessa di adesso.
La frequenza delle sedute era di gran lunga superiore; a volte tale da coprire l'intero arco della settimana. Un paziente di Freud faceva una seduta al giorno ad eccezione della domenica, ma di fatto l'analisi, nel totale durava molto meno.
Attualmente un'analisi di norma può definirsi tale se si effettua a quattro sedute settimanali di 45 o 50 minuti, a seconda dell'analista e difficilmente dura meno di sei anni.

giovedì 17 marzo 2011

Farmaci

Un pensiero dopo la bella testimonianza di Luigi.
Spesso ho sentito, e soprattutto letto, di persone che davanti alla possibilità di arginare la propria angoscia o la propria ansia, si sono affidate a terapie farmacologiche piuttosto che orientarsi verso un'analisi.
Personalmente credo che non si possa trattare di scelta in uno o nell'altro senso.
Una terapia farmacologica ha lo scopo di estinguere il sintomo in questione agendo a livello chimico sull'organismo; l'analisi si propone di aiutare la persona a conoscersi e secondo tale principio anche ad accettare i propri limiti, facendo in modo che stiano in armonia con la quotidianità.
E' vero che facendo una buona analisi si arriva anche ad estinguere certi sintomi, ma penso sia importante sottolineare che lo scopo che essa ha non è questo.
A rendere fede  credo possa essere proprio il fatto che, in alcuni casi, diventa necessario utilizzare dei farmaci per riuscire a fare un'analisi; l'integrazione delle due cose diventa quindi utile ad aiutare chi ha un forte disturbo del pensiero.

Primo post

Sarebbe bello e stimolante se si riuscisse a porre spontaneamente delle domande sull'argomento, da parte dei partecipanti, dandoci poi noi tutti la possibilità di risponderci e di confrontarci nelle risposte.
Ma immagino anche che forse, per un blog appena aperto, potrebbe essere troppo pretenzioso.
Penso così che possa essere utile iniziare ponendo una domanda io stesso senza sbilanciarmi e restando molto sul "generico" cercando così, come è intento del blog, di andare a cogliere quello che può essere il luogo comune, ma anche il pensiero comune.
Cosa pensate quando si parla di psicoanalisi o più semplicemente di analisi?

Dubbi

Nell’antica Grecia, la sospensione del giudizio, davanti al dato empirico, era definita Epoché (ἐποχή). Non dare per scontato ciò che sem...