Sarebbe bello e stimolante se si riuscisse a porre spontaneamente delle domande sull'argomento, da parte dei partecipanti, dandoci poi noi tutti la possibilità di risponderci e di confrontarci nelle risposte.
Ma immagino anche che forse, per un blog appena aperto, potrebbe essere troppo pretenzioso.
Penso così che possa essere utile iniziare ponendo una domanda io stesso senza sbilanciarmi e restando molto sul "generico" cercando così, come è intento del blog, di andare a cogliere quello che può essere il luogo comune, ma anche il pensiero comune.
Cosa pensate quando si parla di psicoanalisi o più semplicemente di analisi?
Questo spazio è legato idealmente all'omonimo libro di Cesare Musatti. In esso, attraverso una serie di aneddoti, l'autore racconta sé stesso nel suo lavoro di psicoanalista in un modo piacevole e accessibile a tutti. Vorrei poter parlare qui, allo stesso modo, di Psicologia e Psicoanalisi, affinché si eviti di cadere in falsi luoghi comuni.
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Dubbi
Nell’antica Grecia, la sospensione del giudizio, davanti al dato empirico, era definita Epoché (ἐποχή). Non dare per scontato ciò che sem...

Conobbi la parola psicoanalisi in modo superficiale
RispondiEliminaal tempo della prima lettura de "La coscienza di Zeno"
di Italo Svevo, mentre frequentavo il primo anno delle scuole
superiori. Qualcosa dentro di me, a livello inconscio, mi faceva
supporre che un giorno avrei avuto bisogno di questa scienza.
Sfortunatamente, questo mio interesse si tradusse in un problema
di salute e non in uno sbocco professionale.
Il mio interesse per la scienza psicoanalitica divenne claustrofobia
nelle fasi più acute della psicosi.
Mi resi contro che il mio problema andava curato dai medici ed acconsentii di
buon grado ad una terapia farmacologica. L'ansia che mi affliggeva fu contenuta
e compresi anche che la psicoanalisi, in una fase successiva, avrebbe migliorato
la mia prognosi. Ricominciai a leggere libri su questo argomento.
Provai a scrivere un romanzo psicoanalitico, una "storia di guarigione", anche se
di guarigione completa non posso ancora parlare, dal titolo "Quella gran luce
sulla via di Damasco". Il libro racconta la storia della mia famiglia a partire dagli
anni della seconda guerra mondiale e, tra le righe, descrive l'esperienza che ho avuto
con i testimoni di Geova, movimento di cui i miei genitori sono adepti da molto prima
che io nascessi e che io ho abbandonato superando l'immensa paura di perdere l'affetto
e la stima di parenti e amici di una vita intera. Senza la psicoanalisi, che mise ordine
nelle mie idee, non avrei mai avuto il coraggio di fare una scelta così forte e allo
stesso tempo risolutiva. Gli psicofarmaci non sarebbero mai bastati a tale proposito.
Ora la psicoanalisi per me non è più ispiratrice di curiosità e timore ma un valido strumento
per analizzare in maniera critica e razionale e risolvere i problemi relativi a vita affettiva e relazioni
sociali.
Va bene, io ci sto.
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