martedì 29 settembre 2015

Elementi del setting, che non è un sit-in ... ma nemmeno un'amaca (parte seconda)

Vorrei riprendere un argomento che rispetto ai feedback ricevuti sul mio ultimo scritto, evidentemente non è stato sufficientemente chiaro ed esaustivo, tenendo conto anche che, visto il periodo dell’anno, è piuttosto attuale: la pausa estiva ed il pagamento delle sedute saltate dall’analizzando.

Generalmente un analista, all’inizio del rapporto analitico, definisce la distribuzione e la frequenza delle pause (festive ed estive) e la modalità di pagamento. Viene così stabilito che le assenze, ossia le sedute che l’analizzando salterà per propria responsabilità, dovranno essere comunque onorate. Viene da sé che, nel momento in cui si definisce una pausa, se, per quanto riguarda l’analizzando, questa non corrisponderà con la pausa definita inizialmente, verrà comunque necessariamente conteggiato il numero di sedute in quel lasso di tempo, nel pagamento mensile.

Di fatto è un argomento antipatico e difficile da digerire per molti, soprattutto in un momento storico come questo in cui si tende a supplire al bisogno immediatamente, senza darsi la possibilità di riflettere su come esso si sia creato. Un percorso di analisi prevede, in un certo senso, che l’analizzando prenoti, concordandole con l’analista, determinate ore in determinati giorni della settimana, dal momento in cui inizia al momento in cui termina il percorso stesso. Per questo motivo quello è uno spazio ed un tempo di quel paziente, fino al momento in cui si deciderà di interrompere o concludere l’analisi e chiunque chiederà allo stesso analista quello spazio non potrà essere accontentato. In questo modo l'analizzando rispetta gli accordi presi pagando tutte le sedute incluse nei tempi stabiliti e di conseguenza l’analista non potrà esprimere alcun giudizio su eventuali assenze del paziente e tantomeno arrabbiarsi!
Non da ultimo, si viene a creare una forma di responsabilità dell’analizzando rispetto al lavoro che svolge insieme all’analista, definendosi bene un ruolo.
Le pause degli analisti sono, in linea di massima definite con Natale, più o meno con la stessa cadenza delle scuole, ma c’è chi già dal 2 gennaio riprende i lavori; e, per quanto riguarda la pausa estiva, il mese di Agosto. Qualsiasi altra festività intercorrente, resta discrezione dell’analista rispettarla o meno. 
Se, un analista concedesse al proprio paziente di non pagare le sedute quando esso va in vacanza in periodi esterni alle pause definite, si creerebbe una forzatura dell’accordo, che porterebbe lo stesso analista a mantenere quelle ore di quel paziente, impegnate comunque per lavoro, ma senza riceverne il giusto compenso. Questo condiziona molto il rapporto analitico, non lasciando che ci sia fluidità di pensiero (insorgono inevitabilmente, consciamente o inconsciamente vissuti di rabbia e di angoscia,  nell’analista) e compromettendo il buon funzionamento dell’analisi.
Credo sia importante tener bene conto che in tutto ciò l’analista si configura più che mai con un profilo molto umano e meno super- di quanto si possa immaginare. Ci sono bisogni che egli ha, a cominciare da quelli concreti, come il denaro, da cui, dopotutto, parte anche questa regola analitica; un analista che non ha già le spalle coperte, da un punto di vista economico, dovendo star dietro regolarmente alle difficoltà dei propri pazienti incontrerebbe delle serie difficoltà.

Ci sono episodi e momenti di vita all’interno del percorso analitico che portano all’assenza dalla seduta e che a volte vengono considerati eccezionali, per cui l’analista può pensare di giustificare oltre che dare ad essi un senso analitico. Credo che questo si debba poter pensare strettamente legato al rapporto che si crea tra analista e analizzando, al “tipo” di analizzando, al momento dell’analisi in cui si  verifica e così via. Sindacare troppo su questo argomento, incastra la teoria psicoanalitica, non lasciando ad essa la possibilità di essere messa in pratica nel suo senso di libertà di pensiero.

Freud sosteneva molto serenamente che dovendo abbonare le sedute mancate per uno od un altro motivo, il numero delle assenze diverrebbe sempre più elevato e metterebbe a dura prova la possibilità di proseguire l’analisi, sia per mancanza di materiale che, aggiungerei, di rapporto!



Dubbi

Nell’antica Grecia, la sospensione del giudizio, davanti al dato empirico, era definita Epoché (ἐποχή). Non dare per scontato ciò che sem...